mercoledì 16 luglio 2008

Leggetela xke merita... Jovanotti - Il Gioco Del Mondo

“Tu hai un buon Karma!”

mi disse una commessa del negozio dei Tarocchi

che in casa aveva un gatto con gli occhi di colori differenti e lo chiamava: ‘Bowie’,

di origine persiana come i tappeti sui quali Sherazade

raccontava storie come fili di tappeti

per volare via da Baghdad.

Mercato immobiliare in espansione per uno come me, in cerca di attenzione.

Così lasciai la sua casa e i suoi incensi purificatori

perché mi stancai subito del mondo visto da fuori,

visto dai libri, visto dal cine, visto dalla TV.

Dal vero nonostante tutto l’amavo di più,

col puzzo e col profumo, la nascita e la decomposizione.

Lanciai un altro dado per saltare ad un’ altra posizione

RIT

[Nel gioco del mondo che non si vince mai...

Chi vuol restare fuori resti fuori,

e alzino le mani i giocatori! (x 2)]

Al confine tra il Pakistan e gli Stati Uniti c’è un chiosco che vende documenti usati.

Ne comprai uno di un vecchio sultano morto affogato

nella cioccolata dell’uovo di Pasqua

sciolto per il caldo

del deserto e delle cluster bomb.

Ci misi la mia foto e venni accolto ad un ricevimento alla casa bianca.

Lì riconobbi una mia vecchia fiamma che era diventata segretaria di un ministro.

Lei non mi riconobbe con il turbante e con il visto.

La notte, a letto, mi disse

che le ricordavo qualcuno che aveva conosciuto nel passato:

“pazzesco com’è strana la vita!”-mi disse-

“mi ricordi l’unica persona di cui sono stata innamorata e che ormai è scomparsa per sempre svanita”...

[RIT]

Andando a visitare una mostra di un pittore

che dipingeva quadri con il suo sangue e con la sua saliva,

entrai per caso in un salone di un altro pittore

che, invece, dipingeva col sudore e una tigre viva,

usando la sua coda come pennello e il mondo come unico modello.

Ci feci conoscenza e mi spiegò che non aveva mai studiato arte,

però comunicava con le bestie più feroci e sfidava la morte ad ogni pennellata.

Mi regalò un suo quadro che regalai ad una mia fidanzata che

Non riuscivo ad addomesticare.

E adesso lei dipinge usando i suoi capelli

Come pennello e la mia vecchia faccia

da soggetto da reinterpretare.

Mentre io sono andato ormai lontano,

mi trovo già in un’altra situazione e lancio

questi dadi e avanzo di qualche posizione...

[RIT]

Messico. Distretto Federale di 26 milioni di abitanti

In cerca di un tesoro. La mappa è scritta in codice

sugli scalini di Teotihuacán,

ma un incantesimo cancella il suo ricordo

nel momento in cui si scende e si ritorna in centro.

Eppure son sicuro che qualcosa

Mi è rimasto dentro.

Che quando prendo l’auto ultimamente,

guardando il mondo dal retrovisore

io vedo la mia vita che va via

e non mi fa paura,

anzi mi mette addosso un nuovo senso d’avventura,

avere un’altra faccia sulla nuca ha reso più complesso

fare manovra.

Però non son più solo e son contento,

da zero a dieci vale sempre cento,

tra pace e vento

scelgo sempre vento.

Scommetto sul futuro in espansione

E butto il dado e cambio posizione

[RIT]

Cercavo il Regno dei Cieli sulla Terra

e mi son arruolato nella legione straniera

per fare finta di avere un passato da dimenticare:

così sono finito a procurare le donne ai calciatori

in fuga dai ritiri, in cambio di ammirare

i loro tiri da vicino,

per imparare l’arte della precisione

unita alla velocità e alla strategia,

tutto condito con la fantasia

che quella cosa che non si può imparare

però si può riuscire a risvegliare così

a forza di guardare il pallone,

presi una decisione

e salii sul primo treno per il primo posto

che iniziasse con la A.

E piantai le mie tende in Algeria dove conobbi

Un’altra religione che ti imponeva un sacco di rinunce

tranne di rinunciare alla paura,

che quella più ce n’era meglio era,

ma grazie a Dio presto si fece sera

e mi infilai nel letto di un’eretica

che mi scaldò con il rogo dei suoi fianchi

e continuava a dirmi: “Già mi manchi!”

perchè sapeva che me ne sarei andato l’indomani

perché più che una scelta è vocazione

a spingermi a lanciare un altro dado

per avanzare di qualche posizione

[RIT]

Al bar c’era Giovanni l’ottimista

Si presentò e mi regalò il suo libro

Che regalai a mio padre

Nel giorno della Prima comunione

Dicendogli di leggerlo come se fosse scritto

In una lingua sconosciuta

Dove ogni lettera significa sempre vita,

in cambio mi regalò un cappello da Pinocchio

che io indossai ad una festa ad un’ ambasciata

dove incontrai la madre dei miei 7 figli

ognuno nato in un continente differente

che si riunivano soltanto in occasione

di qualche guerra o di un’ inondazione,

oppure per comporre la canzone che si erano impegnati a registrare,

ma che ogni giorno continua a cambiare

e che nessuno riesce mai

ad imparare per

intero
che si ritrova immerso dentro ad un coro

dentro una sinfonia

senza spartito,

che esprime un senso di infinto

ma con un ritmo più che sensuale,

più che sensuale,

che fa venire voglia di giocare,

[RIT]

All’inizio era il caos,

dal caos presero forma i nostri denti fatti

apposta per mordere mele,

le nostre braccia per tessere vele,

e infine gli occhi per guardare l’orizzonte,

non accontentarsi di pensare

che quello che non si vede non esiste

che quello che non c’è non c’è mai stato,

di conseguenza neanche ci sarà

e questo non è vero.

Il nostro gioco non finisce,

per questo lo stupore

è un demone che ti rapisce

finché ci sta qualcuno che si affida all’intuizione

e getta un dado e avanza di un’altra posizione

[RIT]